L'orologio del campanile
L'orologio del campanile

Tra i pezzi più importanti del museo figurano la macchina da orologio del campanile di Villa del Ferro del 1908, a caricamento manuale e perfettamente funzionante, e una "cassaforte" del 1600 ritrovata murata a Meledo Alto, nella Villa Arnaldi (case de Jorio).
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La scuola
Le botteghe artigiane
Le botteghe artigiane

Sono state ricomposte con i loro arnesi le botteghe del marangón (falegname), dello scarpàro (calzolaio), del fàvaro (fabbro). E' stato ritrovato un carretto del moléta, l'arrotino che girava per mercati e contrade per affilare lame, coltelli e forbici.
Dalle priare (cave di pietra) e dai laboratori della valle provengono gli strumenti del priaro (scalpellino o tagliapietra): seghe, segóni da pria, binde, picconi da cava, mazze, cunei, bocciarde, scalpelli, subbie, sgorbie.
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I veicoli d'epoca
I veicoli d'epoca

Nell'ampio corrodoio troviamo una motoape, alcune moto e ciclomotori, un'automobile trasformata ad uso agricolo (trebbiatrice per granoturco) e un trattore con rimorchio militare, dotato di inerzia meccanica per l'avvio in ambienti gelidi. E' proprio quest'ultimo mezzo che costituisce una attrazione divertente per molte scolaresche, quando Carlo invita solitamente un paio di maestre ad effettuare il faticoso e fragoroso invio del mezzo, come illustrato anche nel video sottostante.
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La cucina, la camera da letto e i lavori domestici
La cucina, la camera da letto e i lavori domestici

Per testimoniare la vita familiare contadina è stato ricomposto un focolare con il caldièro (paiolo) e il menapolènta (ceppo di legno che teneva fermo il paiolo), la cucina con i panàri (taglieri per la polenta), i rami (le casseruole in rame), i bróndi (recipienti in bronzo), la gràmola per impastare il pane, il secchiaio di pietra incavata con sopra appesi i secchi per l'acqua.
E' esposta una camera con il letto de pajón e de scartozhi (saccone di paglia o di cartocci delle pannocchie di mais) sui cavalletti, con la mónega e la fogàra per riscaldare il letto, illuminata dal canfìn (lume a petrolio).
Mastelli e tòle (assi) da lavare testimoniano la fatica del bucato, della lìssia. Strumenti per il formaggio, cesti in vimini, foto d'epoca, i primi motocicli e le vecchie radio completano l'ambiente familiare.
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Gli attrezzi del contadino
Gli attrezzi del contadino

Una vasta esposizione è dedicata agli attrezzi di uso quotidiano: vanghe, zappe, badili e picconi per lavorare la terra; fèri da segare (falci) completi di prìe (pietre da affilare), coàri (portacoti ricavati da un corno di bue cavo), piante (piccole incudini sulle quali si batte la lama della falce, per rinnovarne il taglio) e forche e rastrelli per la fienagione; seghéti (falci messorie), dojàri (correggiati) per "battere" il grano, crivelli; menàre, maie e péndole (scuri, mazze e cunei) per il taglio del bosco; bilance a piatti, bassacune (bascule), chili (stadere), stari (staia), quartaróli per pesare o misurare i prodotti agricoli.
Nella sezione dedicata alla vinificazione troviamo macchine per machinare l'uva, lóre (pevere) per travasare il vino, botti e torchi per comprimere le vinacce.
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I trattori d'epoca
I trattori d'epoca

Nel seminterrato sono stati raccolti una cinquantina di trattori, tutti funzionanti, costruiti dal 1918 ai primi anni Cinquanta del '900: Landini, Lamborghini, Fiat, Fordson…
Tra i più caratteristici, un Fordson del 1919, un International del 1921, un Landini Super del 1935, un Balilla del 1935, un Oto del 1950 con ruote anteriori binate.
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Aratri, seminatrici e falciatrici
Aratri, seminatrici e falciatrici

Sono esposte una serie di "macchine" che hanno aiutato il contadino nei lavori agricoli più pesanti: una collezione di aratri in legno e in ferro dalle diverse fogge (solcaróli, pioline, voltaréce, versóri completi di carièli), erpici, rùgoli (rulli per comprimere i terreni arati), vecchie seminatrici (una manuale, in legno, dell'inizio del Novecento), cavapatate, motozappe, motofalciatrici per il fieno e una tajaliga.
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Mezzi di trasporto e finimenti per animali
Mezzi di trasporto e finimenti per animali

Nella sezione relativa ai mezzi di trasporto sono esposti carri a quattro ruote e barèle per uso soprattutto agricolo, carretti da mugnaio, una bara (carretto robusto e allungato per il trasporto di carichi pesanti, trainato da cavalli), un biròcio (calesse usato dai più abbienti), una timonèla (piccola carrozza con parziale copertura a mantice), finimenti per mucche e buoi (gioghi, dóncole, museruole), finimenti per cavalli e muli: dojèli (piccoli gioghi), comàci (collari), selle.
Per i trasporti manuali, carriole e cariolùni da letame, zhilière (portantine) da fieno, bigòli (bilancieri o arconcelli) per il trasporto a spalle di coppie di cesti o di secchi.
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Il mulino ad acqua
Il mulino ad acqua

In una sala è stato rimontato il macchinario del mulino Peloso-Menon di Pederiva risalente al 1810, perfettamente restaurato e funzionante, con due coppie di mole (macine), utilizzate una (quella del 1806, proveniente dal mulino Gobbo di Calto) per macinare il "bianco"(grano per farina da pane), l'altra per il "giallo"(granoturco per farina da polenta).
E' esposto anche un vecchio inzegnón, il rocchetto a lanterna con pioli foderati di assale (acciaio) che trasferiva il moto della ruota esterna dal piano verticale a quello orizzontale delle macine, moltiplicandone i giri.
I mulini costruiti lungo la roggia della Liona vengono ricordati negli atti notarili a partire dal 1400: alla fine del Settecento ne vengono censiti ben 16, per un totale di 28 ruote.
Vicino al mulino è esposta, inoltre, una bilancia di precisione che veniva usata per pesare le matasse di seta.
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